Introduzione:
Naufraghi
tra il cielo e la terra
(Fuente:
© Rodríguez,
P. (1995). La vida sexual
del clero. Barcelona: © Ediciones
B, pp. 7-13)
(Fonti:
© Rodríguez,
P. (1995). La vida sexual
del clero. Barcelona: © Ediciones
B, pp. 7-13)
Traduzione:
Roberto Anzellotti (E-mail: roanzel@inwind.it)
Affermare che
buona parte dei sacerdoti cattolici mantiene relazioni sessuali
può sembrare quasi un' ovvietà a molte persone, però,
senza dubbio, sono molto pochi - al di fuori del proprio clero -
quelli che conoscono qualcosa sulle abitudini sessuali dei sacerdoti,
o delle motivazioni psicologiche che portano a rompere l' obbligo
del celibato con tanta frequenza. Questo libro getterà molta
luce su questo tema.
Con questo studio
serio e rigoroso, si apre una finestra su una realtà gelosamente
custodita dalla Chiesa Cattolica. E' stato molto duro e difficile
completare il lavoro già che, per la sua natura, si è
scontrato tutti i giorni con ipocrisie, paure - terrore sarebbe
più esatto - della gerarchia cattolica, occultamento di dati,
mancanza di collaborazione che in certe occasioni arrivava a chiare
minacce anche se velate, incomprensioni...
"Perchè ti interessa la vita sessuale dei sacerdoti,
se tu non lo sei?" -mi hanno ripetuto fino alla sazietà
sacerdoti in servizio o a riposo-. "Questo è un tema
che nessuno che non sia un religioso può capire nella sua
vera dimensione. E' meglio che investighi qualche altra cosa, questo
problema riguarda solo noi preti."
Però
la dimensione affettiva-sessuale del clero, e le forme in cui si
espressa, riguarda più persone dei 20.441 sacerdoti diocesiani,
27.786 membri di ordini religiosi maschili e 55.063 femminili, che
ci sono in Spagna; o del 1.370.574 membri del clero e personale
consacrato che esiste attualmente in tutto il mondo. Il 17,6% del
totale della popolazione mondiale, e il 39,7% di quella europea,
il cosidetto " popolo cattolico ", è direttamente
implicato in questo problema, già che i sacerdoti, basicamente,
mantengono relazioni sessuali con fedeli cattolici. E, in ogni caso,
dato il peso istituzionale e morale che la Chiesa Cattolica pretende
avere per tutta la società, conoscere la realtà vitale
del clero è un qualcosa che compete e interessa a tutti in
egual modo.
Allora, piaccia
o no al clero, data la sua influenza nella morale pubblica e privata,
la vita sessuale dei sacerdoti deve essere una questione abbordabile
dal dibattito pubblico poichè riguarda la credibilità
della Chiesa Cattolica difronte al mondo, e la capacità,
idoneità ed efficacia dei soui ministri per servire i suoi
fedeli. E, nonostante l'autore di questo libro non sia sacerdote,
e neanche lo saranno la maggior parte dei suoi lettori, i dati che
verrano forniti permetteranno a chiunque di poter comprendere nella
sua "vera dimensione" il tema trattato. Un' altra cosa
è, certamente, che la società laica abbia o meno la
stessa capacità di ' giustificazione' e copertura che caratterizza
la gerarchia della Chiesa ed i suoi chierici per quanto riguarda
le loro vite affettive-sessuali.
In parte per
la ragione di cui sopra, ma anche per evitare che si dubiti della
veridicità dei casi descritti in questo libro, la maggior
parte delle storie -esemplificatrici al massimo - identificano per
nome e cognome i sacerdoti che le protagonizzano. Si è solamente
coperto alcune identità, o si è ricorso a pseudonimi,
quando la persona che forniva i dati così lo ha richiesto
(di solito per paura di possibili rappresaglie della Chiesa -specialmente
in casi di professori di religione- o per evitare di scadere difronte
alla comunità sociale in cui vive la fonte informativa in
questione). E, in onore a questa stessa credibilità, fin
dove possibile, si è sempre preferito addurre casi giudicati
in tribunale, invece di usare fatti simili ben documentati, ma senza
giudizio legale.
Sarà
meglio chiarire, anche, per evitare che qualche lettore si formi
giudizi aprioristici sbagliati, che questo non è un libro
contro la religione, già che qui non si tratteranno temi
cosi trascendentali come il religare(1),
ma fatti -come il celibato obbligatorio- che sono specificatamente
umani e mondani, e non hanno nulla a che vedre, in linea di pricipio,
con Dio o con il suo servizio.
Neanche si pretende
attaccare il clero, anzi al contrario, si sviluppa un contributo
a favore dei suoi diritti umani, intaccati fino ad oggi da una curia
vaticana che ha violentato e manipolato il messaggio storico del
Nuovo Testamento. Anche se risulta evidente che mostrare la faccia
occulta ed ipocrita della maggior parte del clero attuale non lo
mette in buona luce, lo scopo principale di questo lavoro è
mostrare come i sacerdoti siano vittime di se stessi e, basicamente,
della struttura ecclesiastica cattolica. Ma, questo si, non bisogna
dimenticare che sono vittime a cui si deve attribuire la responsabilità
di vittimizzare, a loro volta, una massa ingente di donne e minori.
In ogni modo,
a questo punto, conviene ricapitolare iniziando per dire che, senza
alcun dubbio, esistono molte tipologie diverse di sacerdoti in quanto
ad esperienze sessuali.
Ce n'è di quelli che hanno sempre seguito fedelmente l'obbligo
al celibato e si sono mantenuti praticamente casti ( quale sacerdote
non si è masturbato con una certa frequenza ?) Altri hanno
mancato occasionalmente al proprio voto tra propositi di espiazione
totale. Altri ancora convivono con le abitudini dell'autoerotismo
in una forma neurotica. E non sono scarsi quelli che mantengono
relazioni sessuali con piena consapevolezza e senza rimorsi.
Personalmente
non ho nessun dubbio che se la castità ed il celibato, si
vivono con maturità ed accettazione piena, si possono convertire
in un valido strumento per la realizzazione personale sul piano
religioso (anche se questa non è che una delle vie possibili,
come dimostrano altre ed altrettanto degne religioni).
Però
seguire questo cammino non è nè facile nè possibile
per la maggior parte degli esseri umani. Per riuscirci, il sacerdote
o il religioso/a dovrebbe imparare, da giovane e disciplinandosi
in forma progressiva, a sublimare le sue pulsioni sessuali con maturità,
invece di limitarsi a reprimerle mediante meccanismi neurotici,
carichi di angustie, e basicamente lesivi e distruttori della personalità.
Però nessuno forma i futuri sacerdoti in questo modo. Nei
seminari e nelle case di formazione religiosa si teme tanto la sessualità
-della quale si ignora quasi tutto- che si è arrivati addirittura
all'estremo di prescrivere la sua pura invocazione naturale,e si
cerca di occultare la realtà biologica affettiva che, inevitabilmente,
finirà per farla affiorare con forza.
I clerici specializzati
nella formazione di sacerdoti e religiosi/e affermano, con ragione,
che "nella lotta per la castità perfetta vige la legge
della gradualità. Un' abitudine radicata non si cambia in
un giorno, la purezza totale non si raggiunge senza penosi e lunghi
sforzi"(2). Però risulta
evidente che poco o niente si potrà raggiungere, per quanti
sforzi e leggi si facciano, se la persona non parte già da
una solida maturità psico-affettiva. Quando, come è
abituale nel clero, manca la sufficiente formazione e maturità
personale, la vita del sacerdote comincia a sbandare fino a trasformarsi
in una specie di professionista della via crucis sessuale.
Cercare di condurre
una vita casta, per principio, non deve essere l'origine di problemi
emozionali o psicopatologici, ma si lo è, sempre e in tutti
i casi, quando questa viene forzata per decreto e senza essere passata
per un adeguato processo previo di maturazione-assimilazione- accettazione
e, anche, quando incide su personalità fragili e problematiche
(poichè fa affiorare i conflitti larvati e conduce a situazioni
nettamente psicopatologiche).
Salta alla vista
che la morale cattolica dominante ha considerato le sensazioni fisiche
(cioè, qualsiasi sensazione piacevole) come un qualcosa di
pericoloso e minaccioso per "il buon ordine fisico" e
spirituale. Questo è uno dei motivi per i quali la Chiesa
Cattolica non si è mai preoccupata di insegnare a comprendere
il proprio corpo e, per maggior danno, non ha insegnato a dialogare
con lui, con le sue pulsioni, se non attraverso cammini moralizzanti,
colpevolizzanti, freddi e carenti di qualsiasi affetto e valore
umano.
Il vuoto affettivo
-e non mi riferisco alle necessità sessuali- che sperimenta
un sacerdote, specialmente se è diocesano, non può
e non deve riempirsi solamente con "i frutti del suo lavoro
apostolico", cosi come indica la teoria vaticana. Il sacerdote
è un essere umano come un altro e, in molte occasioni, per
poter andare avanti, gli può mancare un affetto umano solido,
prossimo e concreto; ed a nulla serve 'la carità' l'affetto
piatto, freddo ed istituzionalizzato che è d' uso tra i rappresentanti
del clero.
Il rapporto
affettivo con la donna, con ciò che è femminile, è
indispensabile ad ogni maschio per poter maturare adeguatamente
ed arricchire la sua personalità con sfumature e sensibilità
che l' uomo solo non è capace di sviluppare. Invece, i sacerdoti,
ricevono una educazione meschina e manipolatrice che gli mostra
come sommamente pericoloso e disprezzabile il mondo della donna
e lei stessa, quanto essere umano (sempre di natura molto inferiore
al maschio, per il clero), e finiscono sommersi sotto concetti sacralizzati
dall' autorità, e affogati da una forza istituzionalizzata
che obbliga ad accettare che la negazione di se stessi (dei sentimenti
più umani) è il non plus ultra della perfezione.
Cosi nasce un
mondo maschile che ha accettato il celibato solo perchè è
il prezzo che esige la Chiesa Cattolica per poter essere sacerdote
o religioso -approfittando cosi dei privilegi che ciò comporta-,
che hanno giurato di mantenersi casti in un momento della loro vita
in cui ignoravano quasi tutto della vita sessuale -o ne avevano
una visione manichea e deformata che è anche peggio- su quello
che più teme il clero: l' affettività, la sessualità
e la donna. Quello che succede è che, con il passar del tempo,
la vita sempre si incarica di far trovare ogni sacerdote di fronte
a queste tre necessità. E praticamente la totalità
di loro sospende l' esame in un modo spettacolare.
I sacerdoti
messi alle strette dai loro stimoli e necessità affettive-sessuali,
si vedono forzati a rifugiarsi in meccanismi psicologici di tipo
difensivo, come l' isolamento emotivo, la intellettualizzazione
o in altri più patogeni come la negazione, la proiezione
e la repressione, che, in ogni caso, li porteranno a patire quote
molto alte di sofferenze e di deterioro della salute mentale. O
soccombono a queste necessità e cominciano a vivere una doppia
vita che, in ogni caso, non gli servirà per realizzarsi meglio
come persone nè, in genere, gli eviterà di soffrire
sensi di colpa e neurosi più o meno profondi.
Lo psicologo
statunitense George Christian Anderson, fondatore dell' Accademia
di Religione e Salute Mentale, sostiene, giustamente, che "una
religione sana, senza alimentare neurosi, può favorire la
nostra salute mentale; aiuta a stabilizzare il comportamento, a
favorire la maturità psicologica, e ad essere creativo e
indipendente."(3)
Tuttavia, disgraziatamente,
cosi come vedremo nel presente libro, la struttura formativa dominante
all' interno della Chiesa Cattolica, in special modo per quanto
riguarda la preparazione dei sacerdoti e religiosi/e, è ancora
molto lontana dal potersi considerare "una religione sana",
ragione per cui tanto il clero come i credenti sono obbligati a
pagare un caro prezzo per la loro fede.
Naufraghi tra
il cielo e la terra, strattonati tra leggi ecclesiastiche molto
discutibili e la loro inevitabile natura biologica, migliaia di
sacerdoti e religiosi vivono la loro esistenza con dolore e frustrazione;
un' assurdità che, invece di elevare al cammino della spiritualità,
finisce con abbrutire tutto ciò che poteva esser bello, liberatorio
e creativo.
La legge del
celibato obbligatorio della Chiesa Cattolica, come vedremo nelle
pagine seguenti, manca di fondamento evangelico, fa del male a tutti,
risponde alla visione manichea dell' uomo che ancora sostiene la
Chiesa, ed esiste ancora solamente perchè è uno degli
strumenti di potere e controllo più efficaci che ha la gerarchia
per dominare il clero.
Logicamente,
quando una religione arriva a convertire in incompatibili l' espressione
dell' umano e il servizio al divino, sembra giusto rivolgersi alle
gerarchie e rinfacciargli le responsabilità.
Poichè
tutto è -e deve essere- criticabile e migliorabile, quest'
autore ringrazierà qualunque opinione, dati, correzioni,
ampliazioni o testimonianze che possano servire per migliorare prossime
edizione di questo libro.
Notas:
(1)
Nel senso di "il vincolo di pietà che ci unisce a Di
" che già definì Lattanzio nel suo Divinae
institutiones, IV, 28.
(2) Cfr. Jiménez, A (1993).
Aportes de la psicologia a la vida religiosa. Santafè
de Bogotà (Colombia): San Pablo, p. 82
(3) Cfr. Anderson, G.C. ( 1970
). Your Religion: Neurotic or Healthy?. New York: Doubleday
& Co., p. 26.
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